La transizione energetica è un processo cruciale per affrontare i cambiamenti climatici e ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, diversi attori di importanza fondamentale sta intralciando il processo in atto in tutte le nazioni europee:

Una classe politica impreparata e con tempi di reazione insensatamente rallentati.

Alcune grandi compagnie petrolifere e parti della catena di distribuzione e costruzione delle auto stanno opponendosi a questa transizione, diffondendo fake news e minimizzando gli effetti dei disastri ambientali. In questo articolo, esploreremo le tattiche utilizzate da Big Oil per proteggere i propri interessi e come queste azioni stanno influenzando il mercato automobilistico globale.

Fake news e negazione dei cambiamenti climatici:

Big Oil e alcune parti della catena di distribuzione e costruzione delle auto stanno bombardando il pubblico con notizie false che negano i cambiamenti climatici in atto. Queste aziende minimizzano le tragedie ambientali come alluvioni, uragani, tornado e disastri ecologici, petroliere che sversano petrolio in mare e raffinerie che rendono l'aria irrespirabile. Inoltre, mettono in risalto incidenti isolati di auto elettriche che prendono fuoco o che vanno in cortocircuito dopo un'alluvione, pur sapendo che un'auto elettrica ha capacità anfibie, di guado e resistenza all’immersione, nettamente superiori rispetto a un'auto a combustione interna.

Le tecniche per continuare a fare esitare le masse sono alquanto sofisticate quanto subdole:

  • Negare l’evidenza: non esistono i cambiamenti climatici, si toglie la polvere a qualche dichiarazione di passati Nobel, es. Rubbia o Zichichi e la si impone come per verità assoluta, quello che dicono il 99% degli scienziati mondiali viene fatto passare come ininfluente.
  • Citare esclusivamente notizie che vedono Tesla in fiamme, o alimentate con generatori a gasolio, spesso photoshoppate con poca tecnica, problema che ora con le AI verrà risolto brillantemente e purtroppo vedremo il web inondato di clamorosi fake fotorealistici.
  • Citare lo sviluppo di fantomatici carburanti sintetici o green con bilancio Co2 neutro, senza assolutamente citare inquinanti emessi e aria comburente irrimediabilmente bruciata.
  • Prospettare sviluppi di batterie miracolose con mille e oltre km di autonomia (arriveranno) nel breve tempo, allo scopo di tardare l’acquisto dei mezzi elettrici attuali.
  • Ciliegina sulla torta di melma: trasformare in lotta di classe arrivando a creare fenomeni di odio sociale, accusando chi acquista un’auto elettrica di essere smodatamente ricco e di farlo con vezzo edonista… idem per l’impianto fotovoltaico, chi abita in condominio sarebbe la parte discriminata e povera…

Ma come stanno veramente le cose?

Difesa degli interessi economici:

Big Oil sta adottando questa linea di condotta per difendere i propri interessi economici. 

Per il bene dei loro azionisti, sono restii a perdere i trilioni di dollari investiti nell'estrazione, raffinazione e distribuzione del petrolio.

Inoltre, accusano coloro che si impegnano nella transizione energetica di farlo per motivi puramente economici e speculativi.

Esiste un detto per riassumere quanto sta accadendo: “Il porco che da del maiale alla colomba”.

Il mercato automobilistico e l'ascesa delle industrie cinesi:

Mentre Big Oil cerca di ostacolare la transizione energetica, il mercato automobilistico sta cambiando rapidamente. Le industrie cinesi stanno guadagnando terreno nel settore delle auto elettriche, mettendo a rischio la leadership delle aziende occidentali. 

E anche qui si punta il dito accusatore verso la Cina, dimenticando che ormai l’automotive italiano è ridotto alla produzione di qualche migliaio di auto sportive super performanti nonché  super costose che paradossalmente andranno a finire in mano a qualche ricco petroliere… 

Nel frattempo, Tesla, un pioniere nel settore delle auto elettriche, sta prosperando e aumentando le quote di mercato, dimostrando che la transizione energetica può essere sia sostenibile che redditizia.

La resistenza di Big Oil e della filiera automotive alla transizione energetica è un ostacolo significativo nella lotta contro i cambiamenti climatici. 

Quello che rimane della filiera automotive italiana invece di pensare ad una sana conversione industriale, continua ad arroccarsi su posizioni vetuste e spesso pure con l’assistenza di sindacati sempre più miopi e disinteressati al vero bene del lavoratore del quale invece se ne proclamano ultimi difensori. 

Non sono in ballo qualche migliaio di posti di lavoro, è semplicemente ora di cambiare e convertire professionalità, di posti di lavoro se ne creeranno molti di più, ci  sono diverse proiezioni al riguardo, ma molto semplicemente, alla filiera automotive si andranno  ad affiancare: impianti fotovoltaici, altre rinnovabili, charger AC e DC, produzione batterie di svariate tecnologie.

Sono in gioco il futuro lavorativo di migliaia di persone, la salute dei cittadini e ora con le catastrofiche frane e alluvioni, anche le proprietà e i beni di prima necessità.

Solo attraverso la consapevolezza e l'azione collettiva possiamo superare questi ostacoli e accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile ed ecologico, ma anche, più a misura di essere umano.